Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese l’1 giugno 2018
L’ultimo atto nella formazione di un governo di estrema destra in Italia è avvenuto giovedì sera, dopo un protratto periodo di quasi tre mesi dominato da un’impasse politica e da un’intensa instabilità sociale e finanziaria.
Dopo giorni di volatilità, sia sul mercato interno che sui mercati mondiali dopo il veto del Presidente Sergio Mattarella sulla nomina dell’euroscettico professore di economia Paolo Savona per la carica di Ministro dell’Economia e delle Finanze, la neofascista Lega e il Movimento 5 Stelle (M5S) hanno finalizzato la lista di ministri, guidata dal nuovo Primo Ministro Giuseppe Conte, approvata ieri sera da Mattarella. Il nuovo governo presterà giuramento oggi.
Martedì scorso, i mercati finanziari avevano reagito in modo brusco alla prospettiva di un ministro dell’economia che mettesse in discussione il futuro della zona euro. Vi sono forti preoccupazioni tra le elite sul fatto che una possibile uscita della terza economia dell’Unione Europea (UE) possa causare un effetto domino, colpendo una parte sostanziale delle banche europee.
L’incertezza della crisi politica in Italia ha già prodotto il peggior giorno per le obbligazioni italiane, secondo gli analisti peggiore rispetto al periodo della crisi finanziaria e del debito (2008-2011). Lo scorso martedì, il rendimento biennale dei titoli di Stato è salito dallo 0, 3 per cento al 2, 73 per cento, segnalando una potenziale destabilizzazione dei mercati finanziari.
La principale differenza tra la nuova amministrazione Conte e quella precedente, su cui Mattarella aveva posto il veto, è il Ministro dell’Economia e delle Finanze. La sostituzione di Savona con Giovanni Tria, professore di economia, consulente per la Banca Mondiale e comprovato difensore della zona euro, soddisfa le preoccupazioni del capitale europeo e internazionale sulle tendenze secessioniste all’interno dell’UE. Savona sarà a capo del Ministero per gli Affari Europei.
La caratteristica più importante del nuovo governo è il suo programma anti-lavoratori. Le politiche adottate riflettono il carattere neofascista della Lega e l’approccio reazionario di legge e ordine di M5S. Giovedì, M5S era disposto anche a nominare Giorgia Meloni, leader del partito neofascista Fratelli d’Italia, a capo del Ministero della Difesa: “Se si sta al contratto, la discussione è aperta a tutti e nel governo può stare anche Fratelli d’Italia”, ha detto il deputato di M5S Carlo Sibilia.
Il nuovo governo sarà guidato da Conte, un avvocato con passata affiliazione alla sinistra borghese, che ha aderito a M5S, respingendo esplicitamente la prospettiva socialista per cui milioni di lavoratori hanno combattuto per tutto il XX secolo, dichiarando che “gli schemi ideologici del Novecento non sono più adeguati”.
La scelta del giurista come capo del governo sottolinea l’importanza del quadro giuridico repressivo di governo: il principio della “certezza della pena” sostituisce la storica concezione democratica della presunzione di innocenza. C’è più di un parallelo con il nulla crimen sine poena del giurista nazista Carl Schmitt.
Una delle caratteristiche più sorprendenti e indicative del programma del nuovo governo in termini di redistribuzione della ricchezza è l’introduzione della flat tax del 15 per cento (o del 20 per cento per i redditi al di sopra di € 80.000 annuali).
Questa misura avrà il doppio effetto di trasferire enormi quantità di ricchezza dal basso verso l’alto e di privare i programmi sociali di fondi. Gli stanziamenti di bilancio per programmi come l’assistenza sanitaria e l’istruzione pubblica saranno inevitabilmente colpiti.
Una disposizione particolarmente allarmante è sulla difesa, a cui il programma dà priorità in previsione di nuovi coinvolgimenti militari. Il Mediterraneo è al centro dell’attenzione con il pretesto di combattere il terrorismo islamico e il traffico di migranti incontrollato.
In particolare, le politiche anti-immigrazione annunciate nel programma seguono i rabbiosi richiami xenofobi della Lega (e in larga misura anche di M5S) e riguarderanno alcune delle sezioni più vulnerabili della classe lavoratrice. Il programma apre esplicitamente la strada a circa 500.000 deportazioni.
Un clima di isteria sciovinista è stato promosso da tutte le forze politiche, a partire dal Partito Democratico (PD) con le sue misure anti-immigrazione attuate nei precedenti governi da esso guidati. Ora l’estrema destra del governo Conte si sente incoraggiata a perseguire apertamente i rifugiati, nel tentativo di dipingerli come i responsabili della crisi del capitalismo mondiale e di dividere la classe lavoratrice su basi nazionaliste.
Un altro segno che il governo Conte si sta preparando per la militarizzazione della società italiana, in previsione di proteste di massa e opposizione alle sue politiche reazionarie, è il previsto aumento delle forze di polizia e degli armamenti. Sotto la sezione “Difesa” del programma, Lega e M5S intendono inoltre aumentare la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali “per interesse nazionale”.
Il nuovo Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è una esperta militare e di intelligence con una carriera negli ambienti militari. La sua dichiarazione sulla partecipazione dell’Italia ai crimini commessi in Iraq, in particolare a Nassiriya, si inserisce perfettamente nel programma imperialista adottato dai principali partecipanti a quella guerra sotto il pretesto dell’"intervento umanitario”. Lodando i soldati italiani per aver assistito alcune vittime irachene, ha commentato: “Questi sono i nostri soldati: professionalità e cuore!”
Sulla politica estera, il programma produrrà inevitabilmente tensioni con altri paesi imperialisti, in particolare con gli Stati Uniti. Mentre conferma il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti attraverso la NATO, il programma indica specificamente Mosca come partner e chiede l’abrogazione delle sanzioni internazionali alla Russia.
Negli ultimi anni l’alleanza NATO è stata indebolita dall’aumento delle tensioni internazionali. Ora, sotto la pressione di aspre contraddizioni, l’intero quadro stabilito nel periodo postbellico, per la ristabilizzazione del capitalismo mondiale, sta collassando. La politica italiana a favore della Russia aggraverà tali frizioni.
Una politica che è stata il cavallo di battaglia della campagna populista di M5S rivolta ai lavoratori è il cosiddetto Reddito di Cittadinanza. La sua funzione di base è quella di fornire un lavoro a basso reddito (780 € al mese) ai disoccupati (a condizione che siano cittadini italiani) offrendo tre opzioni di posto di lavoro. Se il richiedente le rifiuta, lui o lei perderebbe diritto a tale “reddito”.
Lo schema è un regalo alle aziende, che potranno impiegare manodopera a basso costo. Di fatto, un’intera generazione di giovani—l’Italia soffre ancora di un tasso di disoccupazione giovanile del 33, 1 per cento—vedrà il misero Reddito di Cittadinanza come la nuova normalità. La misura somiglia molto alla riforma Hartz del governo tedesco nel 2003, che ha creato una massa di lavoratori a basso salario.
Il leader di M5S, Luigi Di Maio, sarà Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, quindi supervisionerà questa e tutte le altre politiche relative al lavoro. Il fondatore di M5S Beppe Grillo aveva creato l’atmosfera già nel 2013, quando suggerì sui sindacati “eliminiamoli, sono vecchi come i partiti politici”.
Più di recente, Di Maio in persona ha offerto un assaggio del suo approccio quando ha minacciato che i sindacati “o si autoriformano o, quando saremo al governo, faremo noi la riforma”.
Nel contesto di un governo inclusivo di forze neofasciste, c’è più di una somiglianza con il modo in cui i fascisti negli anni‘ 20 e‘ 30 distrussero i sindacati utilizzando simili slogan. Oggi sarebbe un po’ diverso, per via della storia che ha seguito il regime fascista e per il ruolo dei sindacati nella collaborazione con lo Stato e le grandi imprese. Tuttavia, è prevedibile una ristrutturazione dei rapporti sociali, poiché la borghesia trova sempre più impossibile risolvere le contraddizioni del capitalismo.
Infine, Matteo Salvini, leader della neofascista Lega e co-sponsor di questo governo con Di Maio, sarà Ministro degli Interni, applicando efficacemente le misure repressive tipiche di uno stato di polizia. Le sue figure di riferimento europee sono la neofascista Marine Le Pen del Front National francese, Geert Wilders, leader del partito olandese di estrema destra Partij voor de Vrijheid (Partito per la Libertà - PVV) e il partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania - AfD).
Non c’è una disposizione progressista nel contratto Lega-M5S. È il risultato combinato di anni di tradimenti e di sconfitte da parte del cosiddetto centro-sinistra che ha aperto di fatto la strada all’ingresso di forze neofasciste al potere, 73 anni dopo il crollo del fascismo.
Una cosa è certa: le classi dirigenti europee si preparano alle proteste di massa e non si oppongono alle drastiche misure anti-lavoratori che verranno adottate dal governo Conte. Al contrario, ai loro occhi la classe lavoratrice italiana diventerà un esempio di come la repressione sia necessaria per la sopravvivenza del capitalismo.
Il compito più urgente dei lavoratori italiani è quello di costruire un proprio partito indipendente, armato di una prospettiva socialista basata sull’unità internazionale tra i lavoratori e rigettare tutte le forme di nazionalismo e imperialismo, in una lotta per detenere il potere globalmente.