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Aperta ufficialmente la campagna elettorale

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 30 dicembre 2017

Il Presidente Sergio Mattarella ha sciolto le Camere alla fine di dicembre, aprendo ufficialmente la campagna elettorale. Le elezioni si terranno il 4 marzo.

La decisione non è arrivata come una sorpresa. Quando, un anno fa, l’allora Primo Ministro Matteo Renzi (PD) si era dimesso, dopo aver perso il referendum costituzionale, la data delle successive elezioni era già in fase di discussione. Mattarella ha insistito sul fatto che una nuova e valida legge elettorale, come pure il bilancio per il prossimo anno, venissero approvati in anticipo. Entrambe le cose si sono verificate. Il bilancio è stato approvato dal Senato il sabato prima di Natale.

Tuttavia, l’annuncio delle elezioni ha causato preoccupazione nelle capitali europee. “Mentre l’Unione Europea cerca di riconquistare la sua coesione, dopo lo shock del voto Brexit del Regno Unito e di accelerare la ripresa economica, l’incombente elezione italiana rappresenta senza dubbio il più grande ostacolo politico”, ha scritto il Financial Times.

I “probabili scenari dopo il voto” sono: “o un parlamento di minoranza, o una grande coalizione, oppure un governo populista, con un atteggiamento molto più conflittuale nei confronti di Bruxelles-compresi i piani per mettere in dubbio l’appartenenza dell’ Italia alla moneta unica”. In questa situazione l’Italia rimarrà “l’anello debole” dell’Unione Europea.

Il primo ministro Paolo Gentiloni, che, come il suo predecessore Matteo Renzi e il suo predecessore prima di lui, Enrico Letta, viene dal Partito Democratico (PD), ha cercato di diffondere ottimismo durante la sua conferenza stampa al termine dell’anno. Gentiloni ha detto che adesso l’Italia stava andando molto meglio, rispetto all’inizio della legislatura del 2013, che la situazione economica era rassicurante dato che l’Italia non era più “il fanalino di coda d’Europa”.

Però, per la massa della popolazione italiana, la situazione è completamente diversa. La generazione dei 18enni che potranno votare per la prima volta non ha mai vissuto altro che declino sociale e politico per tutta la vita. Da quando l’Italia ha aderito alla zona euro, nel 1999, non si è avverata una vera e propria crescita economica. L’industria produce meno oggi di quanto facesse quasi due decenni fa.

Il tasso di disoccupazione è ufficialmente dell’ 11, 1 per cento, ben al di sopra della media UE, e lil numero reale è probabilmente molto più alto. Tra i giovani, il tasso ufficiale di disoccupazione è del 34, 7 per cento. Un debito nazionale del 130 per cento del prodotto interno lordo, più del doppio di quanto l’Unione Europea consenta, rende certo che il declino sociale continuerà.

Nei 18 anni dall’introduzione dell’euro, l’Italia ha avuto 11 governi. Governi di destra e governi di centro-sinistra si sono succeduti uno dopo l’altro; tuttavia le loro politiche erano praticamente le stesse. Mentre gli esponenti della destra, sotto Silvio Berlusconi, si riempivano le tasche, i governi di centro-sinistra, sotto la guida del PD, hanno cercato di mettere le finanze pubbliche in ordine, a spese della classe lavoratrice.

Il risultato è una profonda alienazione della popolazione da tutti i partiti politici, il che ha portato ad una frammentazione completa del sistema dei partiti.

Secondo i sondaggi attuali, il partito più forte è il Movimento Cinque Stelle, fondato nel 2009 dal comico Beppe Grillo, che aveva sperimentato un’ascesa meteorica attraverso la sua denuncia della corruzione delle élite al potere.

Nel frattempo, il Movimento Cinque Stelle ha superato il suo apice. Dovunque è al potere nei comuni, come ad esempio nella capitale Roma, ha dimostrato di essere corrotto quanto i vecchi partiti che denunciava.

Politicamente, il Movimento Cinque Stelle si è spostato bruscamente a destra; esso rappresenta la scelta nazionalista, anti-profughi e al Parlamento europeo siede nello stesso gruppo parlamentare dell’UKIP, che ha guidato la campagna per il referendum Brexit.

Il 31enne Luigi Di Maio è capolista del Movimento Cinque Stelle per le elezioni parlamentari. Tuttavia, il M5S è ben lungi dall’avere una maggioranza di governo, con il suo attuale sostegno situato al 26 per cento. In contrasto con la vecchia legge elettorale, il partito più forte non riceverà, a seguito delle elezioni, il “bonus” che assegna seggi supplementari. Finora il Movimento Cinque Stelle ha respinto la formazione di una coalizione con qualunque altro partito.

Secondo i sondaggi attuali, la forza più potente potrebbe essere un’alleanza di destra, con il 35 per cento, di cui l’ex capo del governo Silvio Berlusconi tira le fila. Dopo la sua rimozione dalla carica nel 2011, al culmine della crisi del debito e il coinvolgimento in numerosi scandali sessuali e di corruzione, l’ormai 81enne miliardario era politicamente isolato. Tuttora Berlusconi non può coprire una carica politica, a causa di una condanna per evasione fiscale; potrebbe però svolgere il ruolo chiave nella formazione del prossimo governo.

L’alleanza della destra è estremamente instabile; Forza Italia di Berlusconi e la Lega Nord, capeggiata dal 44enne Matteo Salvini, sono in competizione per la sua leadership; i sondaggi elettorali attribuiscono un 16 per cento alla prima e un 14 per cento alla seconda. La Lega Nord si è trasformata da movimento separatista dell’Italia settentrionale in un partito nazionale modellato sul Fronte Nazionale francese. A Berlusconi si attribuisce l’eventuale formazione di una coalizione con il PD, dopo l’elezione. Alcuni osservatori vedono possibile un’alleanza della Lega Nord con il Movimento Cinque Stelle.

Nei correnti sondaggi di opinione in corso, il PD ha solo il 23 per cento delle preferenze. La campagna elettorale del PD è capitanata da Matteo Renzi, che spera di tornare alla carica di primo ministro. Tuttavia, Paolo Gentiloni, attualmente in carica, ha indici di popolarità di gran lunga superiori a Renzi.

Il 42enne Renzi, che si proponevano di “liberarsi” delle élite nel 2014, è odiato dai lavoratori per le sue riforme del mercato del lavoro. Il PD, come molti altri partiti socialdemocratici in Europa, è allo sbando. L’anno scorso ne sono fuoriusciti due gruppi che, insieme a Sinistra Italiana, hanno fondato la Liberi e Uguali (LEU) con l’ex capo PD Pietro Grasso come candidato principale. Grasso si era fatto un nome come pubblico ministero e giudice contro la mafia siciliana. Al momento i sondaggi danno a Liberi e Uguali il 6, 5 per cento delle preferenze elettorali.

La prossima campagna elettorale rischia di diventare una delle più sporche della storia italiana. Dal momento che nessun partito risponde alle scottanti questioni sociali, la campagna si sposta e centra sulla retorica anti-profughi e la demagogia di destra mentre ogni partito cerca di superare l’altro.

Mentre la Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle non consentirebbero più di ricevere alcun rifugiato nel paese e vogliono espellerne il maggior numero possibile, i Democratici si vantano di averne drasticamente ridotto l’afflusso attraverso il Mediterraneo. Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha accettato un orrendo accordo con le milizie islamiste e i contrabbandieri in Libia, attraverso il quale essi vengono pagati e armati dal governo italiano per intercettare, detenere e torturare i rifugiati.

L’opposizione sociale della classe lavoratrice italiana non trova espressione politica nel sistema politico attuale. Saprà cercare altri modi, più militanti, per ritrovare la sua voce.