Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 25 febbraioo 2017
Alcune centinaia di rappresentanti della pseudo-sinistra si sono riuniti a Rimini dal 17 al 19 febbraio per fondare Sinistra Italiana (SI); il ruolo del partito è quello di difendere il dominio borghese, l’Unione Europea e l’euro, confrontati proprio ora con la loro più profonda crisi.
La forza trainante del nuovo partito della sinistra italiana è Nichi Vendola, ex leader del Partito Comunista Italiano (PCI); egli aveva co-fondato Rifondazione Comunista nel 1991 e, nel 2009, l’alleanza del partito Sinistra, Ecologia, Libertà (SEL).
A Rimini, Vendola ha radunato circa 650 politici, sindacalisti e funzionari, principalmente da SEL e Rifondazione Comunista, ma anche diversi fuoriusciti dal PD di Matteo Renzi (PD) e dal Movimento Cinque Stelle (M5S) di Beppe Grillo.
Il nuovo partito ha un programma estremamente amorfo, basato su un minimo comun denominatore, come dimostra il nome stesso di “Sinistra Italiana”. L’unica cosa di cui questi “elementi di sinistra” sono certi è il loro impegno verso il sistema vigente; ad esempio, nello statuto del partito si legge: “Sinistra Italiana è un’unione di uomini e donne che si sono riuniti per rappresentare i lavoratori, nella loro situazione presente”.
La SI non è del tutto nuova, da due anni esiste come proposta parlamentare che Nichi Vendola aveva fatto nascere nel mese di luglio 2015, per coprire il tradimento di Alexis Tsipras in Grecia e stabilire una controparte italiana della greca Syriza, dello spagnolo Podemos e del Partito della Sinistra tedesco. Tre anni fa era stata preceduta dall’alleanza elettorale “Lista per Tsipras” che contestava le elezioni europee del 2014.
Nel mese di agosto 2015, il World Socialist Web Site ha scritto: “Il sostegno di Vendola alle politiche di austerità di Tsipras sottolinea che, esattamente come Tsipras in Grecia, egli è pronto a sacrificare tutti i diritti sociali della classe lavoratrice per difendere gli interessi del capitalismo europeo”. Data la crescente crisi del governo Renzi, Vendola voleva già allora instaurare un nuovo veicolo politico, per raggiungere quel vecchio scopo.
Questo è stato al centro del congresso di Rimini. Questo nuovo partito di pseudo-sinistra ha il compito di incanalare l’opposizione al vacillante governo di centro-sinistra di Paolo Gentiloni, uomo di fiducia di Renzi. Il ruolo di Sinistra Italiana è quello di scongiurare la formazione di un movimento indipendente della classe lavoratrice da parte di coloro che si orientano verso una prospettiva socialista internazionale.
Il nuovo partito ha eletto Nicola Fratoianni a segretario. Il 45enne aveva iniziato la sua carriera come leader dei giovani di Rifondazione Comunista, il successore del PCI, che aveva diretto per anni in Puglia, prima di formare il SEL con Nichi Vendola, diventando sempre più la mano destra di Vendola, che è stato presidente della Regione Puglia per 10 dieci anni, dal 2005 al 2015.
A Rimini, Fratoianni ha sottolineato che il nuovo partito rappresenta “un ampio progetto politico.” Ha promesso che avrebbe collaborato con il PD, purché questo precluda la rielezione di Renzi. Anche Vendola ha sottolineato, “Sinistra Italiana è pronta ad unirsi con gli altri”. Sperano di ricevere il 10 per cento dei voti, alle prossime elezioni.
Arturo Scotto, capogruppo SEL, ha anche lui espresso la volontà fondamentale di collaborare con il PD. Scotto è stato un rivale di Fratoianni per la nuova direzione del partito, ma si è ritirato prima che SI fosse fondato.
Prima del congresso a Rimini, Scotto ha detto, “Dobbiamo entrare in campo, non restare sugli spalti a guardare. Per me il centrosinistra è la prospettiva, guardo al dopo Renzi”.
Il PD è in una crisi profonda e rischia di frantumarsi, dopo la sonora sconfitta al referendum di Matteo Renzi, sulla riforma costituzionale, del 4 dicembre 2016. Il netto rifiuto di quasi il 60 per cento degli elettori ha espresso l’opposizione sociale alle misure di austerità del governo Renzi e dell’Unione Europea. Renzi poi si è dimesso da primo ministro, lasciando il posto al suo uomo di fiducia Paolo Gentiloni.
In realtà, le dimissioni di Renzi sono state una manovra che doveva precedere il suo proporsi nuovamente come candidato premier, in caso di elezioni anticipate. Ma nel frattempo la crisi del PD si è intensificata. Il 19 febbraio, lo stesso fine settimana della fondazione di SI, Renzi si è dimesso da leader del PD.
Contemporaneamente però ha annunciato che si sarebbe candidato alle primarie del PD il 9 aprile “Non potete chiedere a chi si dimette di non candidarsi”, ha detto ai suoi avversari interni del partito, prima di partire per un viaggio in California. Da lì ha mandato quotidianamente messaggi in Twitter e ha commentato sulla crisi del partito dicendo: “La politica litiga sul niente, io penso al futuro” e ogni giorno ha scritto: “è bello essere un patriota, viva l’Italia”. Il Fatto Quotidiano ipotizza che Renzi voglia trasformare il PD in un “partito della Nazione”, ossia un “partito di tutti”.
Gli avversari di Renzi si stanno radunando intorno l’ex leader del partito, Pier Luigi Bersani, il quale teme che, con Renzi, il partito al governo si inimicherà la classe lavoratrice. Nello show televisivo “Martedì”, Bersani ha detto di sperare che la gente non percepisca il tutto solo come una disputa sulla persona di Renzi.
Bersani, Massimo D’Alema e altri pezzi grossi del PD avevano chiesto a Renzi di rinunciare a spingere per le elezioni anticipate e lasciare Paolo Gentiloni in carica fino alla fine della legislatura, nel febbraio 2018. Essi temono che le elezioni anticipate potrebbero beneficiare gli avversari dell’ UE, come Beppe Grillo e l’estrema destra Lega Nord. Renzi, tuttavia, questo lo ha respinto.
Bersani, D’Alema e altri politici della prima ora del PD ora vogliono lasciare il partito; hanno annunciato che non parteciperanno al prossimo congresso del partito. “La ‘ditta’ non c’è più”, ha detto Bersani.
Anche l’ex presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, vuole lasciare Renzi, che lo aveva recentemente nominato commissario straordinario per la ricostruzione del dopo terremoto.
Romano Prodi, l’ex primo ministro, commissario europeo, assessore e rappresentante delle banche, che è stato coinvolto nella fondazione del PD, ha recentemente dichiarato che il partito stava commettendo “suicidio politico”. Il PD sta chiaramente perdendo il sostegno della popolazione.
Il motivo è la disperata situazione sociale, un tasso di disoccupazione giovanile del 40 per cento, la dilagante povertà che colpisce i pensionati, un’ondata di fallimenti di piccole e medie imprese e la crisi bancaria irrisolta.
I disertori PD e la nuova Sinistra Italiana non hanno alcuna risposta progressiva a questo. Stanno semplicemente tentando di prevenire il rapido declino del partito dirigente; esattamente come sta cercando di fare Martin Schultz, presidente del nuovo Partito Social Democratico in Germania, che apparentemente vuole annullare parte delle riforme sociali e sul lavoro del 2010 del governo Schröder; essi vogliono sostenere il referendum indetto dalla CGIL, allo scopo di annullare il Jobs Act di Renzi. Tutto questo è palesemente un tentativo di mantenere il controllo su una popolazione sempre più inferocita.
La fondazione di Sinistra Italiana serve a coprire queste manovre e per evitare lo scoppio di lotte di classe aperte. Come Syriza in Grecia, questi esperti politici borghesi sono perfettamente pronti loro stessi ad unirsi al governo, per perpetrare gli attacchi contro la classe lavoratrice. Allo stesso tempo, stanno guidando gli elettori verso il populismo di destra con il loro nazionalismo e le politiche pro-europee.
Il programma di Sinistra Italiana non differisce sostanzialmente dal Movimento Cinque Stelle di Grillo (M5S). Questo è già stato dimostrato dal fatto che diversi politici M5S hanno abbandonato Grillo e aderito al nuovo SI, come ad esempio i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino, i deputati parlamentari Adriano Zaccagnini, Leandro Bracco ed altri.
Grillo sta cercando di sfruttare l’avvento al potere di Donald Trump a proprio vantaggio, e sta aggressivamente chiedendo elezioni anticipate. Egli sostiene che il suo partito sia l’unico che possa raggiungere il 40 per cento necessario per un governo a partito unico. Al momento il M5S, dai sondaggi, sembra posizionarsi ad appena al di sotto del 30 per cento.