Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 18 novembre 2011
La nomina da parte del presidente Giorgio Napolitano, ex stalinista, conferita al tecnocrate Mario Monti per la carica di premier con il supporto della “sinistra” e dei sindacati, apre la strada ad attacchi senza precedenti contro la classe lavoratrice e al possibile avvento di un regime autoritario.
Mario Monti, professore di economia, fu nominato alla carica di Commissario Europeo nel 1994 dall’allora primo ministro Silvio Berlusconi (il quale viene ora sostituito da Monti). È stato confermato nel 1999 dall’allora Primo Ministro Massimo D’Alema, un ex stalinista, ora Democratico. La sua fedeltà all’oligarchia finanziaria è il motivo per cui è stato scelto alla guida di un governo post-Berlusconi.
Il compito di Monti è quello di garantire che i disavanzi del bilancio dello stato vengano addebitati ai lavoratori, lasciando l’elite capitalista, responsabile della crisi economica, incontaminata. La base del suo lavoro è stata sancita dall’ultimo atto del governo Berlusconi, la Legge di Stabilità, basato sulla sua Lettera di Intenti all’Unione Europea (vedi “Il governo Italiano si prepara a un attacco storico contro i lavoratori"). La legge è passata senza opposizione da parte della “sinistra”.
La nomina di Monti ha bypassato le procedure democratiche; non è stata il risultato di un voto popolare, bensì della reazione dei partiti borghesi all’andamento dei mercati finanziari. Monti ha dichiarato di tenere il suo mandato per non meno di 18 mesi, cioè fino alle prossime elezioni politiche. Il nuovo governo, tuttavia, è molto debole e instabile e del tutto carente del sostegno popolare.
Gli ambienti finanziari inizialmente hanno risposto con entusiasmo alla sua nomina con una ripresa dei mercati in tutto il mondo. Tuttavia, tale gioia è stata di breve durata, dati gli allarmanti livelli dei tassi obbligazionari raggiunti dopo la nomina di Monti.
L’ascesa al potere di Monti non sarebbe stata possibile senza il sostegno della cosidetta “sinistra”. Nel suo discorso in cui annunciava il successo delle consultazioni con tutti i partiti e le parti sociali, Monti ha elogiato la collaborazione della “sinistra” che “ha offerto contributi completi di possibili sacrifici.”
Il Partito Democratico (PD) ha guidato questo sviluppo. Il segretario Pier Luigi Bersani ha confermato il suo “pieno e convinto sostegno allo sforzo e al tentativo di Monti”. Infatti ha “incoraggiato Monti a proseguire con determinazione e rapidità senza porre termini temporali al governo”. Tale entusiasmo è comparabile a quello del leader neo-fascista Gianfranco Fini del Terzo Polo, che trova Monti “determinato e consapevole della necessità di agire presto e bene”.
Che ex-stalinisti e neo-fascisti si trovino allineati non è una coincidenza. Per contrastare la crescente ondata di opposizione da parte dei lavoratori e l’attuale fragilità del governo, l’establishment borghese sta accanitamente cercando di forgiare una possibile coalizione. Questi due poli apparentemente opposti si trovano in fondamentale accordo sul fatto che, se necessario, governeranno congiuntamente al fine di sopprimere i lavoratori, senza escludere forme autoritarie.
Una grande coalizione è già soggetto di aperte discussioni. Il leader del PD Anna Finocchiaro, una ex-stalinista, ha dichiarato: “Dovremo trovare strumenti nuovi di raccordo e confronto tra le forze politiche. Dovremo sperimentare una fase nuova da cui potrebbe nascere un bipolarismo più maturo”.
È da tempo ormai che il PD persegue tale strategia. Un anno fa, Bersani presentava ciò che lui ha chiamato una “piattaforma democratica”, un veicolo di coalizione offerto al Terzo Polo, come riportato da La Repubblica, “non contro Berlusconi, ma oltre Berlusconi”.
La collaborazione di elementi ex-comunisti come Bersani con le forze borghesi fu pienamente responsabile nel 1990 per 17 anni di dominio di Berlusconi e ora di un governo tecnocratico. Un simile personaggio è Nichi Vendola,
Segretario di Sinistra, Ecologia, Libertà (SEL) e governatore della Puglia, ha dichiarato apertamente il suo consenso nei confronti di Monti. Vendola è un noto sostenitore dell’Unione Europea e dei suoi diktat del libero mercato. Sul suo sito web, afferma che: “Ha certamente ragione il neosenatore a vita Monti quando dichiara che non ci possono essere molte divergenze sulle cose da fare”. Vendola, inoltre, ha promesso il suo sostegno per “un governo di scopo se il mondo è angosciato per la situazione del debito pubblico italiano”.
Vendola è pienamente consapevole di ciò che sta agevolando, ma si comporta come Ponzio Pilato: “Non vorrei neanche immaginare un governo di tecnici, sostenuto dal Partito Democratico, dal Terzo Polo e con l’astensione della PdL, perché rischierebbe di essere un governo che fa le cose che non è riuscito a completare Berlusconi”. Consapevole che la “sinistra” di cui fa parte sta preparando le condizioni per l’emergenza di forze antiproletarie di estrema destra, Vendola ammette che sarebbe “un governo che consente alla destra di rifarsi una verginità e alla sinistra di suicidarsi”.
Ciò che rimane di Rifondazione Comunista (PRC) continua a svolgere lo stesso ruolo traditore e contro i lavoratori svolto quando ha partecipato al governo Prodi nel 2006-2008. Allora, coadiuvò Prodi a tagliare le pensioni e il welfare, e sostenne gli interventi imperialisti in Afghanistan e in Libano.
il segretario Paolo Ferrero illustra l’ipocrisia con cui il suo partito ha tradito i lavoratori ripetutamente. Ha fatto eco al vernacolo di Vendola sulla rinnovata “verginità della destra”, e allo stesso tempo ha lanciato un appello a quelle forze che perseguono un’alleanza con i neo-fascisti: “Faccio quindi un appello alle forze del centro-sinistra, da Bersani a Di Pietro a Vendola, affinché decidano oggi, prima che sia troppo tardi, di scegliere la strada maestra delle elezioni immediate da affrontare con un fronte democratico, unica via per sconfiggere le destre e uscire sul serio dal berlusconismo”.
I pablisti di Sinistra Critica vogliono “essere chiari fin dall’inizio: la caduta, meglio la cacciata [da parte dei banchieri europei] del governo Berlusconi e la fine della carriera del presidente del consiglio sono obiettivi sacrosanti. Punto”. Il loro limitato obiettivo era rovesciare Berlusconi, e i banchieri, non i lavoratori, lo hanno eseguito con la fiducia di Sinistra Critica. Per loro, il governo Berlusconi “rappresenta la faccia feroce e immorale delle politiche liberiste”.
Nonostante la critica superficiale e smidollata delle politiche neo-liberiste, Sinistra Critica giustifica in modo efficace il supporto per Monti o per qualsiasi altro politico borghese capace di spodestare Berlusconi per volere del capitale finanziario.
La loro soluzione ha scopi precisi: “Noi ci proviamo—dalle manifestazioni studentesche del 17 novembre alla manifestazione nazionale per la difesa di acqua e beni comuni del 26 novembre, nella speranza di uno sciopero generale vero”. Queste azioni vuote di ogni contenuto servono solo come valvola di sfogo e assicurano che le proteste siano limitate e non presentino alcuna minaccia al sistema.
Per quanto riguarda i sindacati, la CISL ha sostenuto con entusiasmo la nomina di Monti, che il segretario Raffaele Bonanni trova “rassicurante per i cittadini e lavoratori.” Infatti, la sua ricetta è “rigore, perché altrimenti la situazione peggiorerà per i ceti più deboli del nostro Paese.”
Segretario Susanna Camusso dell’ex-stalinista CGIL ha espresso la sua approvazione, dichiarando che Monti sta mostrando la volontà di “lavorare non sull’emergenza ma sulle riforme di cui questo paese ha bisogno.” Come in Grecia, quelle “riforme” distruggeranno le vite di milioni di lavoratori, mentre la “sinistra” e i burocrati sindacalisti aiuteranno ad accelerare il processo.
Negli ultimi due decenni, questa “sinistra” ha dimostrato di essere strumentale al fine di immobilizzare la classe operaia e consentire a Berlusconi di rimanere al potere. Ora, il suo fallimento politico permette anche che elementi neo-fascisti del partito di Berlusconi e la xenofoba Lega Nord si passino come oppositori populisti delle politiche di Monti. È proprio la subordinazione della “sinistra” alla classe capitalista che crea le condizioni per l’emergenza di queste forze di estrema destra.