Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 18 novembre 2011
Mercoledì scorso, l’ex commissario UE, banchiere e professore di economia Mario Monti, 68 anni, ha prestato giuramento come nuovo capo del governo nel palazzo presidenziale, dove ha anche presentato i suoi ministri. Giovedì, Monti ha subito ottenuto il voto di fiducia al Senato, e la stessa procedura è prevista per venerdì alla Camera.
Il nuovo governo d’emergenza è un governo delle grandi imprese e delle banche internazionali. Non è stato eletto democraticamente ma installato in seguito alle pressioni esercitate dai mercati finanziari e dall’86enne, ex membro del PCI e attuale presidente, Giorgio Napolitano.
Solo una settimana prima del giuramento, i tassi di interesse sui titoli decennali di Stato erano arrivati alla quota record del 7, 5 per cento. Ciò è risultato essere il fattore decisivo per le dimissioni di Silvio Berlusconi.
I nuovi ministri del governo Monti sono tutti cosiddetti tecnici. Il suo esecutivo non include un singolo politico. Anche il nome di Giuliano Amato, che era stato considerato come possibile ministro degli esteri, è stato ritirato dalla selezione finale. Questi cosiddetti “esperti”, che prenderanno decisioni indipendentemente da elezioni democratiche, lavoreranno in un contesto che esclude qualsiasi pressione da parte dell’opinione popolare. D’altra parte, il governo è obbligato a riferire al Fondo Monetario Internazionale (FMI) ogni tre mesi i risultati della sua politica di bilancio.
Il nuovo capo di governo ha personalmente assunto il titolo di ministro dell’economia e delle finanze. Il resto dei ministeri sono occupati principalmente da alti dirigenti delle banche e personalità nel mondo degli affari, professori universitari (tra cui molti rappresentanti della Chiesa cattolica) e funzionari di governo di primo piano. Molti di quelli selezionati hanno svolto un ruolo cruciale nei precedenti governi di centrosinistra.
Un ministero chiave è stato dato al nuovo ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, 57 anni, già presidente della Banca Intesa Sanpaolo, la seconda banca d’Italia. Passera proviene dalla stessa università di Monti, (la Bocconi, dove è membro del Consiglio di Amministrazione) e ha anche un master in affari presso la Wharton School dell’Università di Pennsylvania negli Stati Uniti.
Passera ha lavorato per cinque anni per la società di consulenza McKinsey e poi come general manager per il Gruppo CIR di Carlo De Benedetti, una delle più grandi aziende private in Italia. Durante il primo governo Prodi del 1998-2002, Passera ha supervisionato la trasformazione della struttura statale Poste Italiane in una società per azioni. In quella operazione 22.000 posti di lavoro furono eliminati.
Piero Gnudi, 73 anni, ex presidente della compagnia elettrica Enel, è ministro per il turismo e lo sport. È stato professore di economia presso l’Università di Bologna e membro del ministero dell’industria e ha contribuito alla privatizzazione dell’IRI. È anche uno dei principali membri di Confindustria e dell’Aspen Institute.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, 65 anni, è un avvocato e diplomatico di lungo corso sulla scena internazionale. Ha lavorato nelle ambasciate italiane a Parigi e a Vancouver, alla NATO a Bruxelles e presso le Nazioni Unite a New York. Attualmente è ambasciatore italiano a Washington.
Il nuovo governo si affiderà meno al dibattito parlamentare e sarà più strettamente legato agli apparati come la polizia e l’apparato militare. Per i ministri degli interni e della difesa, Mario Monti ha infatti optato direttamente per dei rappresentanti del corpo militare. Il suo nuovo ministro della difesa è Giampaolo Di Paola, 67 anni, un esperto ammiraglio della Marina che ha trascorso tutta la sua vita in ambito militare ed è attualmente presidente del comitato militare della NATO.
La carica di ministro dell’Interno è andata a Anna Maria Cancellieri, 67 anni. Laureata in scienze politiche e commissario straordinario di Bologna nel periodo febbraio-maggio 2011, ha rapidamente acquisito il soprannome di “Lady di ferro”. In precedenza, aveva rappresentato il Ministero degli Interni in diverse occasioni, come prefetto nelle città di Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova.
Il rapporto con il Vaticano è garantito da numerosi docenti cattolici: il nuovo ministro della cultura è Lorenzo Ornaghi, 63 anni, rettore dell’Università Cattolica di Milano. Ornaghi è professore di scienze politiche e vice presidente del quotidiano cattolico Avvenire. Due altri ministri vicino al Vaticano sono Andrea Riccardi e Piero Giardia.
Quest’ultimo, professore di finanza presso l’Università Cattolica di Milano, manterrà stretti i rapporti tra la Chiesa e il parlamento. Come la maggior parte dei suoi colleghi professori-ministri, Giardia ha una carriera nel mondo degli affari. Ha prestato servizio nella gestione di diverse banche, compagnie assicurative e presso la Pirelli, così come vice segretario del ministero delle Finanze. Riccardi, professore di storia della religione, sarà responsabile della cooperazione internazionale. Riccardi è il fondatore della “Comunità di Sant’Egidio”, una sorta di setta cattolica che agisce con il sostegno del Vaticano.
Elsa Fornero, 63 anni, assumerà il ministero del lavoro e degli affari sociali. È docente di politica economica presso l’Università di Torino e presso Maastricht. È anche vice presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Proveniente dalla stessa Università di Torino è il nuovo ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, 58 anni. Sei mesi fa è stato candidato dai democratici (PD) per la poltrona di sindaco di Torino. Il nuovo ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha conseguito un master in economia presso l’Università di Cambridge.
Paola Severino, 63 anni, rettore della LUISS Guido Carli di Roma, sarà a capo del Dipartimento di Giustizia. Corrado Clini, professore di chirurgia e medicina di Parma, prende il posto di ministro dell’ambiente. L’avvocato Mario Carania è il nuovo ministro dell’agricoltura.
Monti vuole orientare il programma del suo governo verso le richieste della Commissione Europea. Le priorità imprescindibili saranno i tagli alla spesa dello Stato e le privatizzazioni al fine di assicurare pagamenti alle banche che finanziano il debito pubblico, a spese della classe lavoratrice.
Si prevede che Monti presenterà subito la proposta del prolungamento dell’età pensionabile a 67 anni e l’abolizione del pensionamento a 58 anni dopo 35 anni di servizio - come esige l’UE.
Nel secolo scorso le pensioni sono state la più importante forma di sicurezza sociale in Italia. Chi pagava i contributi per 35 anni poteva andare in pensione a 58 anni. Spesso intere famiglie dipendevano da questo supporto. Questa conquista sociale del dopoguerra è stata sistematicamente smantellata nel corso degli ultimi 10 anni, sia dal centro-destra che dal centro-sinistra, tuttavia ora sta per essere sompletamente eliminata.
Monti vuole anche accelerare la vendita delle proprietà dello Stato, privatizzando le imprese pubbliche e introducendo l’ICI sulla prima casa che Berlusconi aveva abolito.
Un’altra richiesta da parte della UE e la comunità imprenditoriale italiana è la “riforma” del diritto del lavoro per facilitare licenziamenti. Questo è in cima alla lista delle priorità dei leader industriali come il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e l’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne, oltre ad essere stato richiesto anche dalla Commissione Europea. Tale riforma rappresenta un attacco contro la costituzione italiana e lo statuto dei lavoratori, e spiana il terreno per il taglio dei salari.
La questione dei licenziamenti di massa sta attualmente avendo luogo in Sicilia, dove lo stabilimento Fiat chiuderà la prossima settimana dopo 41 anni di produzione. Nei giorni scorsi i lavoratori hanno appreso che la fabbrica avrebbe chiuso il 23 novembre piuttosto che la data precedentemente concordata, cioè la fine dell’anno. La chiusura significa una perdita di 1.500 posti di lavoro della Fiat e di 700 dipendenti dell’indotto.
Nel frattempo si discute anche in merito alla tassa patrimoniale. L’intento principale della tassa è quello di attirare la cosiddetta “sinistra” nella condivisione delle responsabilità per il programma di governo. La patrimoniale è la principale richiesta di Nichi Vendola, ex leader di Rifondazione Comunista e attuale governatore della Puglia. La proposta serve semplicemente da copertura alla natura fortemente anti-sociale del programma del nuovo governo Monti.